Il campionato italiano di calcio è un insieme di tornei nazionali e regionali istituiti dalla Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC). Per garantire la definitiva patente di nazionalità al titolo, la FIGC aveva però bisogno che il campionato coinvolgesse anche tutto il Centro e il Sud: pertanto, attuò una sfasatura tra l’organizzazione calcistica delle due parti del Paese, elevando d’ufficio i modesti e già esistenti tornei del Centro e del Sud (per lo più di Terza Categoria, anche se per tre stagioni, dal 1909-1910 al 1911-1912, si disputò anche un campionato meridionale di Seconda Categoria) alla Prima Categoria, pur non essendo tali raggruppamenti paragonabili a quelli del Nord. Si tentò a questo punto di ridurre i quadri e nell’agosto 1914 si propose di suddividere la Prima Categoria per l’Italia Settentrionale in una Categoria A e in una Categoria B, entrambe a diciotto squadre, a partire dalla stagione 1915-1916. Perciò, fu stabilito che il campionato di Prima Categoria 1914-1915 (a cui parteciparono trentasei squadre per l’Italia Settentrionale) avrebbe avuto carattere di qualificazione: soltanto le prime tre classificate di ognuno dei sei gironi eliminatori sarebbero state ammesse in Categoria A, mentre le rimanenti sarebbero retrocesse nei campionati minori.
La Federazione era a questo punto intenzionata ad allargare gli angusti confini del torneo, onde conferirgli una reale valenza nazionale, nonostante la nettissima differenza di valore fra le squadre provenienti dalle diverse parti del Paese. Vittorio Pozzo, sostenuto dalle grandi società, presentò quindi un piano di riforma che prevedeva l’eliminazione delle eliminatorie regionali, sostituite con grandi gironi estesi all’intero Nord Italia; ciò postulava ovviamente una decisa decurtazione delle partecipanti al campionato, infatti ci si orientò verso la cifra di ventiquattro partecipanti suddivise in due gruppi, un livello leggermente superiore a quello delle sedici ammesse alle semifinali della stagione in via di conclusione, calcolato in modo da mantenere sostanzialmente invariato il numero di gare disputate dai futuri campioni d’Italia rispetto al recente passato. Quell’annata vede Del Piero segnare 14 reti in 31 incontri, lui che per look e stile resta sempre inconfondibile: che dire delle curatissime basette che sfoggia insieme alla fascia di capitano e alla maglia numero 10 della Juve? Gli anni ’90 sono stati l’epoca d’oro del design delle maglie dell’Arsenal e la loro iconicità ha raggiunto vette mai esplorate: la Bruised Banana rappresenta un simbolo e un primo esempio di «transcendent design», ovvero quello stile che per la prima volta ha permesso ad una maglia da calcio di non perdere la propria coolness fuori dal rettangolo di gioco.
Città di Palermo. I kit gara coniugano alla perfezione elementi innovativi, come il tessuto esclusivo e tecnologicamente all’avanguardia adatto ai professionisti, con uno stile sobrio che mette in evidenza i colori ufficiali: il rosa ed il nero. Il secondo kit, indossato da Antonio Nocerino, presenta inserti rosa su tessuto bianco. Il 22 giugno 2018 il portiere polacco passa a titolo definitivo al Bologna, venendo scambiato con l’italiano Antonio Mirante oltre ad un conguaglio economico di 5 milioni di euro. Eccezionalmente, nella 37ª e penultima gara del campionato di Serie A, giocata al Meazza contro il Bologna, il Milan scende in campo con la divisa casalinga della stagione 2017-2018; lo stesso avviene per l’uniforme riservata ai portieri. Il 21 maggio, battendo per 3-0 il Bologna, il Milan torna in Europa dopo tre anni di assenza qualificandosi ai preliminari di Europa League 2017-2018 con una giornata di anticipo. Con l’Atromitos debutta in Super League greca, maglia napoli calcio il 24 gennaio 2016 in casa contro il PAS Giannina.
C’è da dire che tra tutti i club della PL non è stata una selezione semplice, la maglia di casa dell’Everton, quella di trasferta di Arsenal e Liverpool ma anche tante altre avrebbero meritato una presenza in questa top. Joma non fornisce solo maglie ma offre anche equipaggiamento ufficiale della squadra, assicurando che le squadre ricevano equipaggiamento autentico e di alta qualità direttamente dal marchio. La sottrazione agli stranieri del diritto di competere per il titolo di «Campione d’Italia» provocò la tenace reazione dei Football Club: essi dapprima saltarono un’intera stagione, rendendo il torneo «italiano» l’unico ufficiale del 1908, e successivamente boicottarono il solo campionato «italiano» 1909, imponendo alla FIF di riconoscere come titolo tricolore quello «federale». Con la ripresa postbellica del 1919, cominciarono intensi dibattiti in vista di una riduzione e razionalizzazione del campionato: fu proposto, in particolare, di ridurre il campionato di massima serie 1920-1921 (ribattezzato Categoria A) a sole ventiquattro squadre per l’Italia Settentrionale, ammettendovi le prime tre classificate di ogni girone, mentre le rimanenti avrebbero formato la Categoria B. Tuttavia, tali discussioni sfociarono in un nulla di fatto a causa dell’ostruzionismo delle «provinciali», che temevano per il proprio futuro all’interno di un eventuale torneo più elitario.
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